martedì 6 dicembre 2011

Natale: la nascita di Gesù Bambino



Ieri abbiamo parlato tanto della lunga storia di Babbo Natale, e oggi vorrei parlare di un altro personaggio molto amato e sicuramente il più rappresentativo della festa del Natale. Si perchè in realtà il Natale è proprio la festa della sua nascita, la festa più importante e sentita da tutto il mondo cristiano, la nascita di Gesù Bambino, del cristo, del nostro salvatore. Come ieri ripercorreremo, brevemente, la storia della nascita di questo grande personaggio dal punto di vista della tradizione cristiana, ma vedremo questa figura anche sotto l'aspetto pagano del tradizionale portatore di doni di Natale. Ci tengo tanto a parlarne, perchè nonostante possiamo essere più o meno credenti, la storia della natività fa parte della nostra cultura, una cultura innata che prescinde dalla religiosità e che comunque riconosce l'esistenza e l'operato di un grande personaggio della storia.

Gesù Bambino: dalla storia alla tradizione



Nella tradizione cristiana, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme da Maria. Il racconto ci è pervenuto attraverso i vangeli secondo Luca e Matteo, che narrano l'annuncio dell'angelo Gabriele, la deposizione nella mangiatoia, l'adorazione dei pastori, la visita dei magi. Alcuni aspetti devozionali (la grotta, il bue e l'asino, i nomi dei magi) risalgono invece a tradizioni successive e a vangeli apocrifi.

Il significato cristiano della festa risiede nella celebrazione della presenza di Dio. Con la nascita di Gesù, Dio per i cristiani non è più infatti un Dio distante, che si può solo intuire da lontano, ma è un Dio che si rivela ed entra nel mondo per rimanervi fino alla fine dei tempi. Come tutti sapiamo, la storia del cristo è riportata e raccontata nei testi sacri, nei vangeli secondo Matteo e secondo Luca oltre che nel Protovangelo di Giacomo. La valutazione sulla valenza storica dei racconti evangelici sulla Natività è oggetto di controversie. I testi di Matteo e Luca concordano su due eventi centrali, che verificano, secondo l'interpretazione cristiana, due profezie dell'Antico Testamento: la nascita di Gesù a Betlemme, da una vergine . Entrambi i vangeli raccontano inoltre della nascita al "tempo di re Erode", riferiscono il nome dei genitori (Maria, promessa sposa di Giuseppe) e attribuiscono il concepimento verginale all'opera dello Spirito Santo.
La tradizionale datazione della nascita all'anno 1 a.C. è con ogni probabilità un errore compiuto nel VI secolo dal monaco Dionigi il Piccolo. Oggi la maggior parte degli studiosi colloca la nascita di Gesù tra il 7 e il 6 a.C.
L'istituzione della festa liturgica del Natale, come ricorrenza della nascita di Gesù, e la sua collocazione al 25 dicembre risale al III-IV secolo.


Il vangelo di Luca narra:

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 


Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.


Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.




Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.


C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro:
"Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.  Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:


." Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama"

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".
Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.




E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.



Dal IV secolo fino al Rinascimento molte storie furono tramandate a proposito dell'infanzia "segreta" di Gesù dove, anche se ancora bambino, già possedeva e usava i suoi poteri messianici per proteggere i genitori durante il loro viaggio da e verso l'Egitto, fino al momento in cui a dodici anni lasciò i suoi parenti impauriti per tre giorni mentre lui discuteva con i saggi del tempio.

La maggior parte di queste tradizioni derivava dai testi apocrifi "proibiti" o "non approvati" basati sulle traduzioni latine o greche dei rotoli del Mar Morto e, poiché solamente una minoranza dei cristiani del tempo poteva dirsi letterata, queste storie acquisirono un suono oscuro e seducente simile alle favole dei Fratelli Grimm.
Le storie create attorno alle attività di Gesù bambino non erano tutte raccapriccianti, ma evidenziavano come, anche da bambino, Gesù avesse adempiuto alla Volontà Divina di "suo Padre". Altre storie narrano come perfino da neonato il suo sorriso poteva far smettere la pioggia e le tempeste e far splendere il sole, oppure poteva guarire i malati. Altre ancora raccontano di come un bambino che stava morendo fu messo in una vasca contenente l'acqua in cui aveva fatto il bagnetto Gesù, e fu riportato alla vita e addirittura che qualunque bambino in sua presenza non avrebbe strillato o piagnucolato.
Sebbene l'importanza del simbolismo religioso di Gesù Bambino declinò dopo il Medioevo, esso è sopravvissuto in una certa misura nelle Filippine. Durante la conquista spagnola delle Filippine, quando l'esploratore portoghese Ferdinando Magellano approdò a Cebu il 7 aprile 1521, i governatori dell'isola, il re Humabon e la regina Juana, si convertirono al Cristianesimo insieme con 400 sudditi, una settimana circa dopo l'arrivo di Magellano.
Magellano piantò una grossa croce di legno e diede alla regina Juana una bambola in legno del Santo Niño (il Sacro Bambino) per commemorare l'evento. Mentre la bambola originale e la croce sono ancora pubblicamente visibili a Cebu, il simbolismo del bambino Gesù e la riproduzione dell'originale sono tuttora visibili in tutto l'arcipelago filippino come il venerato Santo Niño di Cebu, rappresentato o come un re bambino che indossa una corona d'oro, tiene uno scettro e drappeggiato in una mantella dorata fluente, oppure come la rappresentazione di un uomo comune che indossa i pantaloni di un pigiama nero e con una paglietta sulla testa a simboleggiare che tutti gli uomini sono bambini e che la Salvezza si ottiene se ci si avvicina come fanno i bambini.
Nel corso dei secoli, con il progressivo secolarizzarsi dell'Occidente, e in particolar modo dell'Europa Settentrionale, il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. In questo ambito, il Natale è generalmente vissuto come festa legata alla famiglia, alla solidarietà, allo scambio di regali e a Babbo Natale e/o a Christkind.


Il Christkind ("Bambino Gesù" o "bambino di Cristo") è il tradizionale portatore di doni di Natale nel sud della Germania, in Svizzera, Austria, Liechtenstein e Alto Adige (analoga tradizione sopravvive in alcune regioni d'Italia dove è noto come Gesù Bambino).
È simile a uno spiritello da bambino, solitamente rappresentato con dei capelli biondi e ali angeliche. Alcuni presumono che sia l'incarnazione di Gesù in un bambino, ma sembra invece che abbia radici in una leggenda nata nell'Alsazia, che parla di un bambino che porta regali per conto di Gesù Bambino. A sostegno di quest'ultima tesi parla il fatto che viene sempre rappresentato come un bambino assessuato, e che il nome Christkind è di genere neutro in lingua tedesca.
Il Christkind visita la casa la sera della vigilia di Natale, solitamente mentre la famiglia è riunita a cena. Verso la fine della cena, mentre si mangiano biscotti e altri dolci tradizionali, uno dei due genitori si allontana per controllare se il piccolo donatore è già arrivato, e dopo un po' ritorna per raccontare che ha visto il Christkind sistemare i regali sotto l'albero di natale. I bambini non lo vedono mai: quando si sono precipitati nella stube se ne è già andato verso un'altra casa.
La tradizione del Christkind trae le sue origini originariamente da Martin Lutero. Nel medioevo i bambini tedeschi ricevettero i loro doni il giorno di San Nicola (6 dicembre). I protestanti rifiutarono la venerazione dei santi cattolici, ma non per questo volevano rinunciare alla tradizione di fare dei piccoli regali ai loro figli. Lutero impose il giorno di Natale per i doni e sostituì il santo con il Christkind.
Durante il XIX secolo venne adottato nelle aree cattoliche, mentre nelle regioni protestanti cominciò a perdere gradualmente importanza, per essere infine sostituito dal secolare Weihnachtsmann(Babbo Natale in tedesco).
Ironicamente, il mito di Babbo Natale si rifà proprio a San Nicola: così oggi i protestanti sono tornati proprio al portatore di doni che volevano abbandonare, mentre i cattolici si sono appropriati dell'invenzione anticattolica.
Per quanto riguarda la collocazione della data della natività proprio in concomitanza con il solstizio d'inverno possiamo trovare una risposta storica di versa da quella tradizionalmente cristiana. Fin dai tempi antichi, i popoli che vivevano nell'Europa ( Celti, Finnici, Danesi, Lapponi, Unni, Romani etc. etc. ), erano influenzati dal mutar delle stagioni, a cui davano, sia pur con espressioni diverse, un unico significato: la lotta del sole, simbolo di luce prosperità e vita, con la notte, simbolo di tenebre disgrazie e morte. Il culmine di questa lotta, era il solstizio d'inverno, ovvero il periodo dell'anno, nel quale la notte prendeva il sopravvento sul giorno; nelle gelide terre del nord Europa . Questo fenomeno naturale, per via della vicinanza al polo, era sentito maggiormente. Ecco che la paura atavica dell'uomo per le tenebre e i suoi abitanti, portarono questi popoli a riti per ingraziarseli. I resti dei banchetti venivano lasciati tutta la notte sui tavoli e il fuoco rimaneva acceso, per dar modo alle anime dei morti di rifocillarsi e scaldarsi. Le porte delle case venivano bagnate da sangue di cavallo sacrificato al sole, per scacciare gli spiriti malvagi che la notte si aggiravano per le vie dei paesi.
Anche la natura ricoperta di neve, sembrava soccombere alla lunga notte invernale e per questo che nelle campagne della Francia, Germania, Irlanda, Scozia e nella penisola Scandinava, venivano accesi grandi falò; sugli alberi venivano messi dolcetti e cibo affinché si risvegliassero; le case venivano adornate con rami di sempreverdi come biancospino o agrifoglio, si accendevano candele e nel camino c'era sempre un ceppo che ardeva; ogni popolo aveva le sue usanze e credenze. Fu naturale collocare, la nascita di Colui che avrebbe sconfitto le tenebre, in questo magico periodo.L' Evangelizzazione di queste terre, creò una fusione tra vecchio e nuovo, tale da lasciare tracce di questi popoli, in ogni festività che si celebra in questo periodo dell'anno.

Nessun commento:

Posta un commento